jacopino, mon amour.

Come il primo giorno di riposo dopo quelli che sembrano anni di rincorsa contro i minuti gli attimi, le cose dette per errore, per stanchezza.
sono contenta, soddisfatta, appagata, propositiva (propositiva?)
però.
però è sabato e io potrei riposare e rigenerarmi e riprendermi il mio tempo
e anche me stessa
dallo straniamento della sveglia alle 7
delle cose da fare che proprio non vorresti ma ormai imparato che
basta chiudere gli occhi
stringere i denti
e allora poi smetti un po' di ricordarti
come si faceva quando
le cose ancora le guardavi bene in faccia
prima di avvicinarti
quando ancora il sapore di un attimo te lo gustavi tutto prima di passare a quello dopo
quando ancora la cascata di responsabilità non schiacciava il respiro

sì insomma che essere così tragica lo so, non si può.
non è mica morto nessuno, però.
è il mio giorno libero e devo obbligarmi a stare a poltrire a letto per non pensare alle cose che dovrei e vorrei andare a fare
ma che mi troverebbero stanca e arrabbiata di nuovo in mezzo al traffico puzzolente di questa milano grigia e fredda.
forse che comincio a capire che le chiacchierate la mattina con A. e a cena con F. e poi davanti a una birra a raccontarci tutti i fatti nostri, io e K, forse che quelle sono davvero il succo della mia giornata, il meglio che si possa chiedere a questi giorni che scorrono e continuano a rincorrersi, loro, finché non ti fermi tu e capisci che panta rei e che tocca starci e prendere il ritmo e continuare a respirare.

però manca sempre qualcosa, uffa.

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