ciao, c'ho la morte ne vuoi un po'?

Certo che non lo potevo sapere, certo che le cose succedono, però è incredibile come ci si metta a lottare contro le cose e poi queste, alla fine, vincano. Da sole. Senza nemmeno l'illusione di una forza nascosta a ordinare la trama dei fatti. Nemmeno un tornello, una di quelle palizzate strette, nemmeno un panettone messo lì a scansare le macchine.
La verità è che ci son delle cose giuste. E quelle cose, alla lunga, succedono.
E così è successo che dai e ridai io e te l'abbiam capito che non era aria di. Certo, forse potevamo evitare quella notte, i piatti comprati insieme all'ikea, forse si poteva evitare la valanga di odio rovesciata in testa, ma alla fine, lo sapevamo.
Quello che non mi aspettavo, quello che non potevo sospettare, era come sarebbe andato avanti. Senza di te, dopo. Che cosa sarebbe successo, cosa sarei stata io, che cosa avrei fatto.
Forse non mi interessava. Probabilmente non mi interessava. 
Ero io con la mia ferita, io con questo buco rotto. Che un buco - uno dice - è già buco, che vuoi farci ancora? e invece ci son buchi belli, lisci, dei buchi fatti per metterci delle cose, dei buchi per guardarci attraverso, buchi che assorbono i toni spiacevoli, dei buchi fatti apposta per fare del bene.
Questo no, questo buco era fatto per fare il male e infatti io ero lì col mio buco e stavo male e non volevo nemmeno sapere cosa sarebbe successo.
Poi la verità è che quasi mai riesco a figurarmi bene un futuro, chi è che è capace? Tanto che l'altro giorno pensavo ad Asimov e cacchio, questa cosa della psicostoriografia sarebbe fica, no? Forse no. Forse a sapere il futuro ci arrabbieremmo e faremmo di tutto per sabotarlo, chessò.
Ma stavo dicendo che io, proprio, questa cosa di immaginarmi non ce la facevo, un po' me ne fregavo, un po' me la immaginavo tipo: ok, adesso mi riprendo un po', vado alle feste, vedo le persone, rido, scherzo, bevo, poi a un certo punto mi siedo, mi guardo allo specchio e sto bene.
Sì, io me l'immaginavo così.
Che mi sarei "distratta un pochino" e poi tutto sarebbe andato a posto. I celeberrimi puzzle autocomponentesi. (che poi i radiohead si, ma che gusto ci sarebbe, thom, te lo sei chiesto?)
Insomma che non è andata proprio cosi. O forse sono io che ho questo decisionismo congenito e le cose, aspettar che si risolvan da sole, ma che gusto c'è? (Quello dei jigsaw falling into place, appunto)
Così io, come un bravo pesciolino nella boccia, ho cominciato a scalpitare, ma senza rumore, dentro l'acqua, muovermi forsennatamente in tutte le direzioni, ma zitta, appunto, tacendo anche a me stessa le ragioni della mia stessa frenesia, che palesata si sarebbe rivelata prematura e insensata. 
Però io non mi facevo sentire, e rincorrevo, bianconiglio biologico, il destino che mi aveva preparato il té per le cinque, e non un minuto prima me l'avrebbe servito.
Le five o'clock della mia vita sono state il primo di dicembre. 
Quello stesso giorno, un anno fa, la mia vita si rompeva. Quel buco che era stato liscio e giusto e che aveva assorbito le frequenze e che tanto bene aveva assolto al suo compito si era scomposto, le pareti deformate. 
Quest'anno, dopo un anno esatto, ricomincio sulle mie zampine. Il buco forse non si è ricomposto, forse gli ho messo all'ingresso una fascetta 'crime scene', ma è già qualcosa.
E ora si ricomincia.

Momenti Pucci*

Succede anche ai più cinici, alle rocce irremovibili e agli orsi polari.
Si cerca di essere fraintesi a tutti i livelli, e allontanati e odiati e.
Però, a dispetto delle usuali lagnanze e del piccolafiammerismo dilagante accade che una sera, d'inverno, colla neve che prova a colorare di bianco una città gelida e già quasi addobbata a festa, col lavoro che pressa, sempre, con le cose buie per la testa, e con l'agenda piena e la lista delle cose da fare sempre più lunga, accade che una sera, a sorpresa, si stia bene.
Una sera si piglia un tram e si va a casa di amici e si chiacchiera e ci si fa le feste e si magna e si beve daddio e poi è naturale che si rida e che il tempo non pesi addosso come il macigno che è e fa.
Ed è naturale che il vino renda più allegri e giocosi e si abbia piacere di stare colla gente e si rida e si scherzi come quasi si era dimenticati di poter fare.
E poi ci son gli abbracci attesi e quelli regalati, quelli improvvisati da vicino e quelli chiamati da lontano. Un sacco di abbracci, tanti, tutti belli.

Era anche il compleanno di Tony e Soglia. Ma io volevo dire soprattutto che per me è stata una serata in cui star bene, cosa che ultimamente non è proprio facile, e volevo ringraziarvi, tutti quanti.


*il titolo di questo post è una citazione volontaria di un certo signore che mi ha invitata a teatro, la sera dopo questa qui raccontata, e che ha contribuito alla piacevolezza di questo weekend. Anche a lui, grazie.

Sono pazzi questi romani

ci sta quello che va in giro col cappotto della marina e quell'altro che a quarant'anni ancora col piercing e col motorino. c'è una fanciulla che ti fa tornare il sole col sorriso, anche se fuori rovescia secchi di tristezza per via della partenza e del fatto che poi sempre tristezza ce n'è, anche se non la guardi, anche se la tieni fuori dalla finestra mentre tu guardi la tivù, mentre corri via su un treno e scappi, mentre fissi l'orizzonte annullando la testa.
roma mi ha dato una risposta, una carezza e un sorriso.
cominciamo a conoscerci un po', non ci guardiamo nemmeno più da fuori, come quelle amiche che stanno insieme a occhi chiusi, e si ascoltano respirare, e si sentono stare vicine.
come le amiche che si vedono piangere, e io roma l'ho vista piangere. l'ho vista piangere le lacrime di novembre e le ho raccolte tutte sulle mie spalle e sul mio cappotto. sulla stola di lana pesante legata sul capo, negli stivali affondati.

roma l'ho vista per un'occasione, come le amiche a cui pensi sempre, ma le chiami solo se ti serve qualcosa.

roma ci torno, perché mi fa bene, e lei lo sa.

schegge di maccheroni in una perugia contrabbassa

sabato son stata a perugia.
c'ero già stata, sì.
c'era un'altra cosa come quella a cui ero stata, una ASD.
e io mica potevo mancarci, e quindi ci sono andata.
ma oltre a questa cosa di amici e goliardia, c'era anche un'altra cosa.
di amici, sempre, ma più seria.
è una cosa che fanno degli amici seri e poi si porta in giro.
una si chiama Schegge di Liberazione, ed è una raccolta di racconti sulla Resistenza che io lo sapevo che esisteva, ma leggerla non l'avevo mica letta, e poi col sottofondo del contrabbasso e dell'ukulele, figuriamoci.
con l'altra cosa c'entra la signora elena, che è brava e buona e scrive. e ha scritto una cosa che si chiama la centoventotto rossa.
e insomma io sono andata in questo posto che c'era il vino, il cibo, e dei cubi per terra.
e poi ogni tanto prendevo il microfono e leggevo le cose che mi avevan detto di leggere, anche se il volume era basso e poi m'han detto tutti che non si sentiva.
però le cose è stato bello, leggerle.
ho letto una scheggia del Sir, che si chiama La banalità del bene (do the right thing) e poi un pezzo della centoventotto che parla di questo qui che osserva una tipa e descrive la gonna e la camicetta e che poi la vuole baciare e la bacia e altre cose che non vi dico se no non ve lo comprate.
perché si compra, si compra nei posti e qui.
le schegge invece sono gratis, e sono qui.

ciao.

full stop, new line.

poi ci sono i momenti che ti metti a fare i conti. che tu mica lo volevi, figurati, io? di mettermi lì a pensare, e ricordare, macché, piuttosto mi guardo le foto del tuo matrimonio. e invece no. e invece arriva.
e invece le cose succedono, lì davanti, sopra, dentro. non le cacci, non ci fai proprio niente, con le cose. stanno lì e ti succedono.
e poi succede che scopri che ti eri fatta delle aspettative, che gli amici che avevi non ce li hai più, che son successe delle cose fantastiche ma anche alcune bruttissime, di dietro, di nascosto, dove non guardavi.
e anche se hai fatto la gnorri fino all'ultimo, questa interrogazione, questa qua, la devi fare lo stesso. anche se hai cercato di guardare intorno , verso la finestra, verso le scarpe, sotto il banco, anche se sfogliavi con nonchalance le pagine del libro, be', il tuo nome l'ha chiamato. perché era ora, perché tocca a te.

e ora tocca a me. e io non me la sento, ovvio che non me la sento, e io rimanderei, darei un braccio per rimandare tutto, ancora una volta, per piacere, sì, prendetevi anche un pezzo di fegato, e un rene, non può servire un rene?
però no. adesso è ora.
e quindi si va. (speriamo)

io penso che parto.

Siccome io sono una che gli piace viaggiare, settimana scorsa sono stata a Melbourne.

Dodici apostoli - foto di Geoff Trotter

Ci eravate cascati, vero?
No, invece no. Invece quasi. E' successo che martedì sera sono andata al Bianca (che è un posto fighissimo in corso Vercelli) e ho trovato un sacco di bloggers.

Coi bloggers c'erano pure delle signorine che parlavano inglese, cosa che ho scoperto mentre analizzavo un pezzo di cibo cercando di capire se fosse arancia caramellata o gelatina di albicocche.


Queste signorine che parlavano inglese, oltre che carinissime, erano anche tedesche, e venivano direttamente da Francoforte. Venivano da Francoforte con un carico di vino australiano. Questa cosa è meravigliosa.

Il carico di vino australiano era spiegato dal fatto che le due gentili signorine (Sara e Susan) lavorano a Francoforte per Visit Melbourne, l'ente che si occupa di sponsorizzare la città australiana.

Cose che ho imparato:
-In Australia non esiste solo Sidney (surprise!)
-I koala ci sono davvero, stanno appollaiati sugli alberi, basta fermarsi e spuntano fuori
- C'è una strada bellissima che si fa la costa che hanno costruito dei signori dopo la guerra, non chiedetemi i nomi che non mi ricordo. Però c'è, è bella, c'è il verde e sta sul mare.
-Ci sono i canguri e se li mangiano anche, insieme ai serpenti e a una serie di altre bestie che non vorreste sapere. La buona notizia è che non dovete mangiarli per forza, e che a Carlton è pieno di ristoranti italiani.
-Melbourne è la capitale della MUSICA, infatti Pete da Brisbane si è trasferito a Melbourne per sfondare nel mercato musicale. E dice che la cosa bella è che ci sono locali di ogni genere nel giro di 1km. Esattamente, quanto è figa questa cosa?
-Per trasferirsi a Melbourne c'è una lista dei mestieri richiesti e quelli no e a seconda del mestiere che fai  devi aspettare più o meno prima di entrare. Io vado a vedere a quanto stanno gli architetti.

foto di klieschke

(robe che fan bene)

ma che bravi, gli scrittori.

A me c'è una cosa, degli scrittori, che proprio non mi riesce di capire.
Ci pensavo ieri sera rientrando a casa. Ci penso spesso. Ci penso tutte le volte che leggo Violentafiducia.

Non riesco a capire come diavolo facciano a non raccontare sempre e solo se stessi.
Io, ogni volta che scrivo, finisce che parlo di me.
Ma sempre, eh.
Proprio sempre sempre.

E ieri stavo leggendo questo libro, un libro che parla di una donna, una regista. Una regista che si ammazza di lavoro perché la fa stare bene, una che ha passato mille cose che non ve le voglio dire tutte, però ha preso ed è partita per Londra, e poi ha convissuto e poi fatto dei lavori che non le piacevano, e poi sì. E questa regista è di Verona.

E allora io pensavo, ero certa, dicevo. Eh, si vede che l'autrice è di Verona, chissà se fa anche la regista, io mica lo sapevo.
E sono andata su Wikipedia a cercare Daria Bignardi (che è l'autrice del libro) e però non è mica regista. E' una giornalista. E poi non è nemmeno di Verona. E' nata a Ferrara.

E allora forse, mi sa che è brava a raccontare le cose.


Il libro si chiama Un karma pesante.
Io sono a metà.
Poi magari quando l'ho finito vi leggo delle cose.

di matite spuntate e altri oggetti inservibili.

però non si può.
non si può lasciare una cosa nel non finito dai.
anche con tutta l'indolenza del mondo, mica si può.



anche sapendo che non poteva funzionare, anche sapendo che fa male, anche sapendo che è sbagliato e brutto e cattivo.
o almeno, io no.
io mica ci riesco.
è una forma di autolesionismo, ma vedere che poi le cose si risolvono e guariscono da sole da più sollievo che star lì a fantasticare sui mille modi in cui sarebbero potute marcire. o fiorire.


che poi se riuscissi a convincermi che sarebbero marcite, forse. e invece ti aspetti sempre che vada bene. come la primula che quando si è ammalata e morta io mica ci credevo. stavo lì, aspettavo. dicevo: massì, ora passa.
che poi ora che ci penso, l'ho abbandonata su quel balcone. alla fine è colpa mia.

però nei sogni, nell'immaginazione, mica ce la fai a immaginare che lui ti dica: guarda, no.
che siete lì, cogli amici, e lui ti ignora.
nei sogni non va così, mai.

e forse per questo ci vuole la vita.
per educare i sogni.

Alzi la mano chi non vuole andare in Australia

(dico a parte quelli che ci son già stati - che poi io ne conosco un paio e non vedon l'ora di tornarci, e quindi anche loro)

Io ci voglio andare. Un po' per via di quella compagna di università che c'è stata in Erasmus e ci mandava le foto della sua faccia bruciacchiata dal sole coi rasta e l'aria spensierata e ci raccontava delle lezioni di laboratorio nel deserto a progettare un'isola, ma un po' anche per via dei canguri, di quella cosa che sta dall'altra parte del mondo.

Poi c'è questo mio non-fidanzato che è Neozelandese e allora io avevo programmato tutto e mi guardavo continuamente su google earth il viaggio coll'aereo Milano-Wellington e poi mi guardavo Whale Rider e imparavo le facce i modi i luoghi e mi preparavo tutta e poi l'ho sentito settimana scorsa e ora vive a Melbourne.

E quindi voi direte: vabe', ma a noi che ce frega che te vuoi inseguire questo poveraccio pure a Melbourne?
Forse niente. Però quando sono stata invitata a questa Serata di presentazione del Turismo nella città di Melbourne, ho pensato che qualcosa c'entrava.
Boh, io intanto vado e prendo appunti.

Vuoi venire anche tu?
Il posto è questo e sta qui.

A domani, ciao

violenta fiducia

è un po' che penso che dovrei scrivere.
è un po' che cerco le parole, i pensieri.

per ora sto leggendo, forse è un inizio.

intanto voi andate a leggere qua.
lei è tanto brava.
e scrive esattamente le cose che scriverei io, se sapessi scrivere.

un diomaiale riassuntivo credo che metta tutti d'accordo

finalmente in versione definitiva
ecco a voi
l'opera magna
quella che rende inutile ogni altro testo scritto in passato o in futuro
(tadadadà)

Ciao sono padrepìo e i buchi erano in jpg

234 pagine di cose. In pdf.



Tutto quello che ha scritto azael su Friendfeed:
"Dentro ci sono tutte le cose che ho scritto sui socialné, in due anni che ho passato ad aspettare il lunedì.
Si tratta quindi di una specie di diario, aperiodico, confusionario, cazzocanide, così, tipo quello di Kafka, ma con meno riferimenti alla sorella Ottla. O tipo quello di Gesù, ma con meno riferimenti alla sorella di Kafka, Ottla.
"

versione 1.1

poi una volta scrivo pure.

Ciao, qui c'è un post che ha scritto Lara con una canzone che canto io anche se è di Paola Turci. Ciao.

Esperimenti di Cultura.

L'altro prodotto di questi giorni di attività intellettuale folta e incessante è nato qualche giorno fa (tipo IERI) all'interno di una MIRABILE iniziativa del'internet in quanto Friendfeed.
Tale iniziativa culturale prende il nome di "La Grande cultura Su FF" ed ha avuto molteplici adesioni di altissimo spessori, tra le quali mi sento di citare l'altissimo Ubikindred nella lettura dell'etichetta del Vim Crema e la dolcissima Stella Pavoni con la Lettiera per Gatti Radames.
Di fronte a cotanto genyo io ho reputato confrontabile in quanto a NON-SENSE soltanto un testo, di ermeticità e insignificanza completa uniche e irripetibili: l'ultimo post di Kerosenectute, nella persona id Woland, dal titolo Incubo cartesiano in forma di sceneggiatura sciolta etc.etc.

questa è la mia lettura:

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Si ringraziano i Venetian Snares per il fondo meravigliosamente calzante.

Orticaria

Sono oggi qui per gloriarmi di un paio di cose.
E siccome l'occasione è gaja, ci faccio INDIRITTURA due differenti post.




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Uno è qui, il primo, in cui io accompagno la divina KoAn nella performance interpretativa di un suo carme illuminato, prodotto in compresenza della signorina ipathia, alla quale vogliamo parzialmente rendere merito.
Il nome del poema è identificato in: Albero Morto su Sfondo di Pesce e il commento ufficiale si colloca nel tumblero della suddetta KoAn.







*aggiunta: or ora scopro che la poesia era stata composta in occasione dello scatto di fotografie d'arte bellissima e suprema. allego qui le foto per dovere di cronaca e di cultura.





la donna che scambiò una scarpa per un cappello.

e poi succedon quelle cose che ti lasciano così.
come una che ha sbagliato tutto dall’inizio.
come se avessi cercato di mettermi una scarpa e invece era un cappello.


dal mio tumblero Roistuff

with eyes wide open

Tu forse ci pensi ogni tanto, forse vorresti, forse ti dici Be', sarebbe bello.
Io invece no.
Io mi sveglio e ho voglia di te.
Mi sveglio e penso a quanto cazzo sarebbe bello svegliarsi con te.
Mi sveglio e poi mi rimetto a dormire.
E penso che se ci riprovo magari poi succede che ci sei.
Allora chiudo gli occhi e riprovo:
e niente, non funziona.
E allora apro bene gli occhi e poi ancora di più e mi immagino tutte le cose le parole le facce buffe il caffè i biscotti.
Mi immagino tutto così forte che poi un pochino mi sembra anche vero e allora sono un po' più contenta.


Però pensa: che bello sarebbe svegliarsi insieme al mattino.
Aprire gli occhi, guardarti, e poi richiuderli.
E continuare a vederti.


P.S. Questo post è stato pubblicato da Zu su Lessico da Amare. e io lo ringrazio qui.

Armistizio

Poi ci sono quelle sere lì, quelle che hai voglia di buttar giù tutti i muri; quelle che prendi, vai all'altoparlante e dici "Arimo" e si ferma tutto: quelli con le palline in mano pronte, con le munizioni cariche, e anche quelli lì, mezzo nascosti dietro l'albero che però li vedi lo stesso; quelle sere, tu, ci avresti voglia di sederti a cerchio, per terra, con le gambe incrociate come i bambini che fanno la primavera alle recite; quelle sere toglieresti tutte le bandiere, i colori, le fazioni, le ritirareresti tutte come le maestre coi giocattoli da sotto ai banchi.
Ci son le sere che faresti il gioco del silenzio e del guardarsi negli occhi zitti, attenti.
Quelle sere che sono una pausa dal rumore, dal rancore, dal rigido di una posizione. E vorresti dire
"Ecco, ora,
non si fa la guerra né l'amore".

Ma che frittura!

Oggi su Friendfeed abbiamo fatto un gioco, e io c'ero, ed era divertente, e questa è la mia selezione
 
 
Fritture cinematografiche:
MARS S'ATTACC (AI DENTI) - Leonardo
CULI VERDI FRITTI ALLA FERMATA DEL TRAM - Chettimar 
FRITTO E MEZZO - pieghinsky 
AMERICAN GRAFFRITTI - pieghinsky 
il grande fritto - yummi 
FRITTI DI PASSIONE - Ciocci 
per un pugno di fritti - nandina 
 
Fritture musicali
HO FRITTO T'AMO SULLA SABBIA - S.
LITTLE RICHARD CANTA TUTTI FRITTI - Leonardo 
FRITTURA DI SALE FRITTURA DI MARE - Ciocci 
DON'T FRY FOR ME ARGENTINA. - Alessio Bragadini 
QUANTO FRITTO MA DOVE CORRI DOVE VAI - Leonardo 
QUANDO IL SOLE E' STANCO E A LETTO PRESTO NON VA PIU' MA CHE FRITTO FA - Chettimar 
 
Fritture letterarie:
IL GIARDINO DEI FRITTI CONTINI - S.
3MSF: TRE METRI SOPRA IL FRITTO - jAsOn  
Se questo è un fritto. - Alice Twain
FRITTO SI E' FERMATO A EBOLI - S. 
VA DOVE TI PORTA IL FRITTO (in cardiologia, mi sa) - Leonardo 
FRITTO e CASTIGO (sempre cardiologia) - nandina 
Il dado è fritto. - Alice Twain
FRITTI FRITTI FORTISSIMAMENTE FRITTI - nandina 
UNA FRITTURA VI SEPPELLIRA' - Ciocci 
 
Fritture personali:
FRITTI OF THE LOOM SONO I VESTITI DI ORIELLA - Ciocci 








 

cose assurde successe oggi

1.La mia diretta superiore mi ha detto che lavoro molto bene e che lo ha riferito al capo e che lei non è una che lo dice spesso. (ora aspetto di capire cosa vuole in cambio)
2.Ho avuto una conversazione di maniera stilnovista del genere di cui sotto:

A: il caffetto, inane, rende liberto il mio appetitto e lo asseconda, il fare, con un balzo che da quiallì mi trae
O: io di caffetto mi nutro se richiesto, ma giammai dopo pranzo mi desto
A: comprendo, cara donna, femmineo è il defecare, soggetto come mare, a fiumi da portare
O: la comune informazione vuole la donna all'atto disusa, ma nel mio caso è soltanto una scusa
A: fiumi controverso, tracciati in sul testino, che portano trotame di culo già schierate la vostra informatione, capisco e non approvo, ma immolo il perpetrarsi al tare del sorbire ingolli allora, femmina! soggiacqua al defluire e renda questo attimo un soffio di liquame
O: mi duole, mio messere, di dirle che va errando, gran parte dei suoi verbi non vado intellegendo
A: son cratici al sentire, per questo hanno disuso, ma amalli il mio ben dire nel dire dal mio muso
O: lei dica di suo dire, il mio mi tengo stretto, ciò che non colgo ignoro, e ignoro il suo diletto
A: quest'esito severo mi arma il sobillare, ma resto fermo al palo per goda del seguire. La informo infatti femmina che largo è mio diletto, poicome il suo ingerire l'ha dotta giusto al retto. Rumini, per questo, rumini a quietare, ma resti sempre rorida di sapido ingollare.

3. Ho scoperto che nella chat di gmail c'è un comando segretissimo che permette di fare una freccetta bellissima con in mezzo una parola (sarà rivelato solo a pochi eletti)
4.Una persona ignara della mia malvagia e crudeltà e ancora terribilmente ingenua sull'annidarsi del male nel mondo mi ha detto una cosa che non mi aveva mai detto nessuno e questa cosa è: "non mi pari particolarmente egocentrica".
5. Ho ricevuto la chiamata di un amico che aveva letto il mio post precedente su questo blog e voleva assicurarsi che stessi bene (dolce, non assurda, ma comunque: strana)

Di tristezze ripassate in padella.

Questi qua son giorni che mi perdo i treni. Ma tutti, eh. Proprio tutti i treni. Esco per prender quello delle otto, e arrivo alle ottoedueminuti. Devo prendere il seiequarantacinque? Sarò certamente lì alle seiecinquanta. E poi aspetto, e penso. E penso, e aspetto. Questi qua son giorni che penso e aspetto e poi un po' m'intristisco. Che poi non lo so bene se è questa cosa della fine dell'estate, del lavoro e le altre mille cose, non lo so che cos'è, se l'inverno dritto davanti o che. Però c'è questo, che questi son giorni che m'intristisco. E quando mi intristisco poi penso alle cose belle, che non ho, a tutte le cose bellissime che potrei avere e invece non ho, e siccome nel frattempo sono diventata triste, allora penso che le cose che potevo avere e che non ho dipendano da me. E allora divento malinconica. Questi son giorni malinconici in cui penso a tutte le persone a cui voglio bene che ho perso. E proprio oggi qualcuno lo diceva, sull'internet, non mi ricordo, forse con le parole di Borges o anche di un altro meno famoso qualcuno oggi diceva una cosa che era suppergiù che ogni persona lascia qualcosa, quando se ne va, però nessuno può portarsi via tutto. Ecco, potrà anche essere, che nessuno si porta via tutto, ci mancherebbe, che disgrazia sarebbe? Non ci voglio pensare, però anche quel poco, dico, quel poco di bello che quella persona ti aveva scaturito, quelle sensazioni dentro e poi a fior di pelle, quelle cose di te che hai scoperto, quella sensazione bella nella testa e poi fuori, dico, non si poteva tenere? Io ci provo, ogni tanto mi ripasso i ricordi.
Però boh, mi sa di no.



P.S. La foto è del Cortile dela Fondazione Serralves, a Porto, e l'ho fatta io. Il Progetto dello spazio è di Alvaro Siza Vieira. 

campagna acquisti

“guarda, guarda questa foto, che ne dici?”  “bella, che bella, ma che bella che sei, bella.”  “no, no che non sono io, ecco vedi, sei stupido, non sono io, non è bella.”  “no, certo che non è bella, guarda, ma no, ma guarda, ci ho proprio visto male, no che non è bella, guardala, che brutta, ma no. ecco, mi vedi? parlo anche male delle altre donne, che bravo che sono, eh? sono proprio bravo, bravo bravissimo, che bravo sono bravo eh?”

“guarda che tanto non ti compro.”


questa ed altre cose, sul mio tumblr

una cosa che ho scoperto oggi

"La papessa non praticava l'astinenza sessuale e rimase incinta di uno dei suoi tanti amanti"

E' un estratto della voce Papessa Giovanna su Wikipedia.
Che sono andata a scovare per via di un twit di Dania.
Che è una blogger candidata ai Blog Awards.

La cerimonia di premiazione sarà alla Blogfest di Riva del Garda, sabato sera.

Ah, io ci sono.

Che sfiga

Che soddisfazione quelli che gli dici "fai le cose" e poi loro le fanno per davvero, mentre tu non guardi, la notte, al buio, e poi te le ritrovi lì, fatte e belle, bell'e fatte, magari un giorno così, un giorno che è un giorno come gli altri, forse, eh, ti piacerebbe, un giorno che invece è un venerdì' 17 e mica è facile.


Ecco, non si capisce niente, però c'entra questo Ebook qua. Che parla di Sfiga ed esce oggi.
E c'entra anche il Festival della Filosofia. Che parla di Fortuna.

















No, io non c'entro.

Come il prezzemolo da Basilico.

Ieri inaugurazione della mostra di Gabriele Basilico al Palazzo delle Stelline.
La mostra è su Istanbul, lui è uno dei fotografi di architettura del mio cuore e i suoi bianchi e neri mi lasciano (quasi) sempre senza fiato. Lì ce ne sono tre che vorrei aver scattato io, ad esempio.

E' stato un caso ch'io sia riuscita ad entrare perché
senza biglietto e c'era tutta la milano bene accalcata davanti alle foto panoramiche a dire "io son stato qui e poi qui e poi".
La mostra stava tutta in una stanza e in quella affianco c'era un sacco di gente e non capivo e poi ho visto Basilico e ho capito che la gente era accalcata addosso a lui. C'era una stanza per le foto e una per lui. La progettazione degli allestimenti museali prende una svolta sociologica considerevole.



Poi per fortuna si è arrivati al buffet, che c'era, e non era nemmeno male, essendo la mostra ufficialmente a invito. Frittatine, ciotoline microbiche e molto chic di mascarpone, noci e insalata e un sacco di bottiglie di spumanete. Ovviamente per guadagnarsele c'era da fare una coda che manco l'iphone4.

E poi ho finalmente imparato qualcosa. A una mostra di Basilico ho scoperto che mi piace la fotografia di Franco Fontana, che fotografa a colori eppure riesce a emozionare, che ha uno spessore che (mi azzardo ignorantemente a dire) pochi italiani hanno.

Adesso potete insultarmi.

keep on readin'

E giustamente, torna settembre, si torna al lavoro, sono anche ricominciate le scuole, le candidature del PD, non poteva mancare la mia lettura di rientro.

Se la musica copre la voce potete prendervela con LUI, però se la poesia vi piace è sempre merito suo.
Quindi fatevi due conti.

La voce è la mia, as usual.

Enjoy :)


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Leggevamo quattro libri al bar

Mi prendo un attimo per segnalarvi un evento a Milano.
L'Enoteca Vino Vino di Piazza Sant'Alessandro 3 partecipa all'iniziativa promossa da vivereconlentezza.it e organizza per venerdì 24 Settembre una serata di lettura all'interno del loro spazio.
L'invito è rivolto a tutti gli interessati che vogliano leggere brani propri o tratti da libri, testi.
Il tema è libero, ci saranno testi su Milano, altri probabilmente sul tema del vino.
Per chi arrivasse sprovvisto e avesse voglia di leggere, la proprietaria sta procurando testi da proporre.

L'orario è dalle 18 alle 20:30.
E' richiesta una conferma entro sabato 18 all'indirizzo vinovino@tiscali.it


Io ci sarò, anche se ancora non ho scelto che cosa leggere. Magari il mio racconto di MOPM, oppure qualcosa che parli del vino, tra i libri che ho letto.
Accetto volentieri suggerimenti e invito tutti coloro che fossero disponibili a partecipare :)

adesso siete qui.

Insomma che è da prima delle vacanze che dico "sì, ora lo faccio, scrivo per il Many, giuro, lo faccio", "sìsì, poi scrivo anche per Il Gattopardo di Nemo". e poi e poi.

E poi nel frattempo arrancavo verso le vacanze riempiendo la rete di lamentele, suppliche, canti strazianti. Strisciavo lentamente verso il quindici agosto. Il Quindici Agosto. Per molti il pieno, l'acmé, il cuore dell'estate. Per me, semplicemente, la scritta "EXIT".
Venerdì 13 sono anche riuscita a fare l'unemmezzo, da sola in studio, con le zanzare, i lavori stradali, l'ansia da fine del mondo. Ma con la consapevolezza che il lunedì successivo distava tre meravigliose settimane. Tutto un mondo impensabile di posti avventure e pensieri di distanza.


Come stare dentro un'insalata di riso.






E son partita, zainone in spalla, con la pioggia, la stanchezza, un mezzo maldigola, incurante delle asperità.
Sono approdata alla Sardegna un mercoledì sera, in ritardo.
Lì c'era una michetta che mi ha aspettato e sopportato e scarrozzato due meravigliose settimane a spasso per la sua terra.
E c'era una volta che il mare era fatto di chicchi di riso e altre che c'era la pioggia e però ci si buttava e ci si faceva le foto sott'acqua.



Poi m'alzavo la mattina e guardavo il mare. E non ci credevo che era così vicino. E lo guardavo ancora.

Le calette del Lazzaretto vicino ad Alghero sono una figata

Poi sono andata a trovare un tizio col cappello e ho ricevuto in dono un gioiello preziosissimo e mi son quasi fatta portar via dal vento a Porto Ferro. Poi ho raggiunto il Nirvana mangiando il Maialetto (che si dice maialetto, porceddu lo diciamo noi continentali) e un sacco di altre cose (come da copione).







Poi la mum m'ha portata a godere infinitamente con davanti tre tizi che soffiavano dentro delle trombe, che detta così uno dice "vabe'" e invece era da restarci per sempre. (e la mia nuova amica silvana ci ha scritto pure questo pezzo qua ).

Luca Aquino è uno che ha fatto Nuoro Jazz con la mumucs.

Tu pensa a prendere un bus da Nuoro verso il mare





















 

Ah, va be', ho bevuto un po' di ichnusa. Giusto un pochino. Ma dopo sempre mirto. Due mirti.


Poi mi son gustata Nuoro (che si dice Nùoro), son stata a vedere il mare più bello del mondo, e poi è cominciata la traversata oceanica.

Ho preso e sono andata da Nuoro ad Altamura. (Che per chi non lo sapesse distano 1285 km) E non lo consiglierei al mio peggio nemico. Io ci ho messo 36 ore, tre panini, due birre, un raffreddore e un'intera serata di pianobar. Fortuna che mi sono fermata a Livorno a farmi offrire la colazione da Rey (tutti fanno degli errori, non si offrirà mai più di venirmi a prendere al traghetto).

In tutto questo c'era la povera mumucs che lavorava tutte le mattine e il sabato il giorno intero e si faceva venire pure la tonsillite e si faceva pungere dalle vespe per il dispiacere che non poteva portarmi in tutti i posti più belli del mondo. )Non la trovate anche voi adorabile?) Pensate che oltre a tutto questo, oltre a tenermi in casa e sfamarmi per due settimane, questa meravigliosa eroina mi ha anche fatto un regalo bellissimo; tipo che secondo lei io sono capace di cantare (lei, dico, quella che canta così) e allora mi ha fatto questa cosa meraviglievole di chiedere la chitarra classica a suo fratello, poi mi ha comprato le corde e me l'ha fatta suonare un po', così, per esercitarmi; e poi, quando è arrivato il momento, questa signorina di cui non cesseremo mai di tessere le lodi mi ha posizionata molto malignamente in una stanza tutta da sola con una chitarra in mano, davanti a un perfido microfono e in presenza di un oscuro figuro che toccava pulsanti e sistemava cavi. E poi ne sono uscite sette canzoni. Sì, ecco, noi magari ora ci lavoriamo un pochino, che io bravina, forse, ma proprio ottima no, e quindi vediamo di prendervi un po' in giro e poi ve le facciamo ascoltare. Previo lauto pagamento, ovviamente.

Questo era il terzo di Centodiciassette piatti. Contati.

Ecco, poi ci sarebbe da dire che ad altamura ho mangiato tutte le cose che una persona umana possa mai pensare di mangiare nella vita (questo il menu, questo un piatto tipo, questa io e i miei fratelli al matrimonio), che ho fatto amicizia con una bimba di 4 anni che dice "uffa" più di me e poi forse il quadro sarebbe completo.

Ecco, le vacanze secondo me sono una bella cosa.


Però no, non ho scritto un tubo.

La notte ha cambiato rumore

La nascita di una giovane donna a Madrid, un atelier di cucito a Tetuàn, le trasformazioni politiche e storiche che portarono alla Guerra Civile e al Franchismo, tra la Spagna e il Protettorato Marocchino. La narrazione asciutta delle vicende e degli aneddoti di una donna sola nel mezzo degli anni Venti, l'indagine soggettiva del progresso dei Servizi Segreti, delle alleanze spagnolo-tedesche e del ruolo inglese nella questione dell'interventismo spagnolo. Sullo sfondo il personaggio di Franco e la sua adorazione per Hitler, la povertà estrema della Madrid della Guerra Civile, la realtà coloniale, gli accordi politici ed economici.
Il romanzo di Maria Duenas si mastica comodamente, ci fa attraversare con un buon ritmo narrativo gli avvenimenti intimi della sartina Sira Quiroga, poi Harish Agoriuq, e ci traghetta così in un sistema più ampio, senza che in nessun punto la trama sconfini nello storicista con eccessive analisi quantitative né similmente nella speculazione emotiva di stampo intimista. L'autrice, docente di Filologia e Letteratura Inglese al'Università di Murcia, riesce, in questo suo romanzo d'esordio, il difficile equilibrio tra romanzo storico e biografia d'invenzione; la Spagna ne ha fatto un caso letterario, con quattrocentomila copie vendute in un anno.
Nelle librerie italiane dal 14 settembre, edizione Mondadori.

(buone vacanze)

Molti di voi sono già partiti, ma io amo rimandare i momenti di piacere.
E' il mio ultimo giorno di lavoro, sono ancora in studio a rifinire la mia tavola, bevo birra, ascolto musica.
La musica che un'amica speciale mi ha dedicato. E io voglio condividerla con voi. (la trovate qui a lato)
Buone vacanze

La mia Milano

C'è questa cosa bella. E' un libro. Un e-book, per la verità.
E' nato da un'idea di Sir Squonk, con il supporto de Lapaolina.
Ha avuto quest'idea guardando Milano, pensando a come Milano sia vissuta, a diversi livelli, da chi ci abita e da chi la visita. Da chi passa tutti i giorni in un posto e da chi lo vede per la prima volta. Che ci sia lo sguardo di chi ha ricordi legati ad un luogo e lo sguardo di chi invece scopre un posto per la prima volta. E che ci sia il racconto che può originarne, dalla visione di quel luogo. C'è anche il racconto inventato di chi il luogo non lo conosce e se lo immagina, ma questa è un'altra storia.


La storia di My Own Private Milano è quella di una serie di luoghi della città di Milano, luoghi pubblici o privati, luoghi particolari o comuni. Luoghi che sono descritti in un'immagine, che dice, di quel luogo, quello che vuole. E su questa immagine, interviene l'abitante, il milanese che collega quell'immagine a un ricordo, una conoscenza specifica, una sensazione conservata o risollevata.
Il progetto, nato su Friendfeed, è stato strutturato così: venti non-milanesi hanno portato foto della città, venti milanesi ne hanno scritto, a piacere.
Il risultato è scaricabile qui.


(a questo progetto sono stata invitata a partecipare anche io, il prodotto lo trovate a pagina 7)

NB: la meraviglia finale, l'ebook, con la grafica bellissima e tutto il resto, è opera di Nemo.

Il posto

Il posto è in mezzo al corridoio.
La valigia, sul treno, io ci ho anche pensato, ma non c'era proprio un posto in cui metterla.
Al piano di sotto la gente era tutta ammassata, anche nell'angolo dove poi c'è lo sgabellino a ribalta per sedersi, anche lì c'erano due tipi e quindi niente, sono andata di sopra.  E allora l'ho messa in mezzo al corridoio, cosi poi lo sanno tutti, che parto.
(e no, non è una vacanza vera, è una cosa piccola, una prova generale, come il campioncino regalo prima di comprarti il profumo intero, e qui poi i regali c'entrano anche)

a volte ritornano

è come quando vai in un posto che ti piace, che ci hai gli amici, e li saluti, gli amici, gli dici Ciao come va, oppure solo Ciao perché sono amici e non hai troppo bisogno di trovare gli argomenti, con gli amici non serve. ecco, qua magari una volta c'era anche gente che ci passava, e io avevo scritto un post, e allora lo leggeva, e allora tornava di nuovo, e c'era un altro post (eccetera per qualche anno). ora però, che son mesi che non scrivo, io ci credo che voi vi siete stufati di passare di qui e non trovare mai niente. io lo so che non lo fate con cattiveria, eh. che succede, a volte, che uno ci prova pure, ma la prima, la seconda, dopo un po' dici che anche basta.
ecco, io vi capisco.

e però, io un blog ce l'ho e un po' di sono affezionata. non che sia bello, no. non molto, diciamo.
però abbiamo fatto delle cose insieme, tipo, quando io ero in israele (che lo dico a tutti, che son stata in israele, ma è una cosa che mi è piaciuta un sacco, e poi c'entra con un sacco di cose, provateci anche voi, una volta) ecco dicevo, quand'ero in israele, lì di cose ne avevo da dire. hai voglia! a fiumi. ogni giorno era una cosa diversa, mille milioni di notizie sconvolgenti di cultura, politica interna, religione, le tre cose mischiate, poi un pizzico di pettegolezzo, di geografia, qualche foto, poi ancora tutto mischiato. era bello, ecco. almeno per me. e poi c'erano le persone che mi leggevano, allora.
e io non lo so se siete sempre voi, però quelli che mi leggevano era bello poi, che mi commentavano, anche solo per scrivermi Guarda che io ti leggo. cose così. (e comunque sì, adesso vado a sistemare le tag così tutte quelle cose di israele magari le ritrovate pure, voi che leggete, seppure siete qualcheduno e non soltanto il server di blogger)
ecco, detto questo.
io adesso, le cose, ecco, non è che non le faccio. sì, e però, son spuntati mille altri canali di comunicazione che a uno gli verrebbe da dire Uh che bello, la comunicazione! sì, è bella, però, quando ci hai troppi canali e un numero limitato di cose da dire (io non sono una molto interessante, ci avrò quelle tre o quattro cose da dire al giorno, mica di più) ecco, se quelle cose che hai da dire le spargi in giro nella rete in un sacco di altri posti (ad esempio i posti di quelle iconcine lì a destra) finisce che poi, un post, mica ti viene voglia di farlo.

poi le cose da dire ci sono, eh. però il tempo, ecco. il tempo che dicono che è relativo, sì. per me è relativo a quanta urgenza ho. cioè, se una cosa la voglio dire, e la voglio dire parecchio, e c'ho poco tempo, beh la dico lo stesso. ma se poi salta fuori un modo velocissimo di dire quella cosa, finisce che poi, ecco, il blog rimane vuoto e abbandonato.

però, povero blog, dico. ogni tanto bisognerà pure scrivere qualcosa di lungo. quelle cose che uno poi entra nel ritmo e magari non legge proprio tutto però gli piace come suona e allora va avanti.
ecco, a me mi piace un sacco quando le cose che leggo suonano. è per questo che spesso le leggo (so che voi - voi che non siete il server di blogger e che mi leggete - voi ve lo chiedevate, lo so). dicevo che ogni tanto bisogna scriverla una cosa che suona, come erano per me le cose di Saramago, i suoi libri. io li ho adorati tutti. che poi uno dice tutti e l'altro dice Esagerata! sì, va bene, non proprio tutti quanti, che il numero totale non so nemmeno se lo so, ma almeno quattro mi sono piaciuti tantissimo. quelli che non ti stacchi mai e li leggi sul treno, poi camminando, poi mangiando (si mangia più piano quando si legge, perché devi centrare la bocca con la forchetta senza guardare, e dicono anche che fa meglio, mangiare piano, quindi mangiate leggendo pure voi) dicevo, pure mangiando, mi leggevo Saramago, tipo Saggio sulla Lucidità o Le intermittenze della Morte, quella è roba che dovrebbero dare da leggere a scuola, una cosa di politica e di sociologia che altroché i Promessi Sposi (per il dibattito ci sono i commenti, son lì apposta). Vabeh, che è morto Saramago a me mi dispiace. Ci aveva pure il blog!
Ma tornando a noi: a me non è che le cose non mi succedono, hai voglia.
Tipo: ho passato l'esame di stato. Eh, direte voi, e a noi che ci frega? Magari niente, magari un pochino, visto che lo passa il venti per cento di quelli che ci provano e che senza di quello non puoi iscriverti all'Albo e praticare la professione (l'architetto, nel mio caso). E quindi vabeh, una buona notizia.
Poi è successo che ho cambiato lavoro, che non c'entra niente con l'esame di stato, o forse sì, le cose alle volte son collegate che uno mica se lo aspetta, e quindi ho cambiato lavoro. E sono in uno studio che mi ricorda un po' quello in cui stavo in Israele (io ve l'avevo detto che c'entrava!) perché c'è un sacco di gente e si fanno le cose insieme e poi c'è l'aria condizionata altissima che mi vesto sempre con le ciabatte e i golfini. bella, soprattuto. ma la classe non è acqua. e io bevo birra.
poi son successe cose, di attualità, di politica, che da dire ce n'era e hai voglia. l'Onu che si accorge che in italia forse che forse le cose van monitorate un attimo, la ricostruzione a L'Aquila che stranamente non va proprio come ce la raccontano, e poi le mie cose, il lavoro vecchio che mi ha mollata dall'oggi al domani, il mio nuovo canale youtube, e poi, ragazzi, il MusiCamp. E l'avventura assurda e meravigliosa che è stato. Ma per quello ci vuole un post apposta. e meno male.

[hai voglia a dirmi, No, Non importa mica, perché ormai mi sento in colpa]

"Io son uno che spesso perde la pazienza. Non con uno in particolare, perdo la pazienza. La perdo e basta, e allora, quando ho perso la pazienza, son uno che non parla. Non con uno in particolare, non parlo e basta."




Leggo: Cratete, Non so Leggere le Ore

buh :(

Ogni anno Playboy pubblica la classifica dei college dove bisogna iscriversi per divertirsi anziché studiare. Quest’anno al primo posto c’è l’università del Wisconsin, “la migliore del pae­se per imparare a bere birra”. L’Huffington Post, invece, elenca le università dove si fanno meno feste. Tra le prime c’è la Brigham Young, dove agli studenti è vietato bere, fumare e fare sesso. L’università di Chicago, invece, è definita “la tomba di ogni divertimento”. Nelle prossime tre settimane, Leone, ti consiglio di scegliere un ambiente che rientri più nella seconda categoria che nella prima. È ora di cominciare a darti da fare, di ridurre le attività che ti distraggono dall’obiettivo principale e di coltivare la gravitas degli antichi romani.


da l'oroscopo de l'internazionale


va bene va bene. devo scrivere sul blog. lo so.

(Certe volte la dedizione non basta. )

"Faccio una cosa spietata, dedico a tutti le parole usate per te. Così te ne andrai per sempre"




Leggo: violentafiducia.




[oggi mi va che faccio una dedica, ed è alla piccola natzuka]

[imbavagliati]

Questo disegno di legge penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media inclusi) di dare notizie delle inchieste giudiziarie – comprese quelle che riguardano la grande criminalità - fino all’udienza preliminare, cioè per un periodo che in Italia va dai 3 ai 6 anni e, per alcuni casi, fino a 10.
Le norme proposte violano il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati.
È un diritto vitale irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde – molto semplicemente – il dovere dei giornali di informare.
La disciplina all’esame del Senato vulnera i principi fondamentali in base ai quali la libertà di informazione è garantita e la giustizia è amministrata in nome del popolo.
I giornalisti esercitano una funzione, un dovere non comprimibile da atti di censura.
A questo dovere non verremo meno, indipendentemente da multe, arresti e sanzioni.
Ma intanto fermiamo questa legge, perché la democrazia e l’informazione in Italia non tollerano alcun bavaglio.



I firmatari: Ferruccio de Bortoli (Corriere della sera), Vittorio Feltri (Il Giornale), Ezio Mauro (La Repubblica), Mario Calabresi (La Stampa),Alberto Orioli (vice direttore de Il Sole 24 Ore), Emilio Carelli (Sky Tg24), Roberto Napoletano (Il Messaggero), Concita De Gregorio (L'Unità), Norma Rangeri (il Manifesto), Peter Gomez (il Fatto Quotidiano), Dino Greco (Liberazione), Antonio Lucaroni (AGI), Luigi Contu (Ansa), Gianfranco Astori (Asca), Stefano Menichini (Europa), Carmine Fotia (Il Romanista), Carlo Bollino (La Gazzetta del Mezzogiorno), Andrea Covotta (in rappresentanza del direttore del Tg2 Mario Orfeo), Corradino Mineo (Rainews 24), Mario Sechi (Il Tempo), Stefano Del Re (Nuova Sardegna), Stefano Cappellini (vice direttore de Il Riformista), Stefano Corradino (Articolo21), Gianfranco Marcelli (vice direttore Avvenire), Altero Frigerio (Radio Articolo 1), Pierluca Terzulli (in rappresentanza del direttore del Tg3 Bianca Berlinguer), Flavia Perina (Secolo d'Italia), Carlo Malinconico ( presidente della Fieg), Giovanni Negri (segretario dell'Assolombarda).



Questo il testo del documento comune concordato dai direttori delle maggiori testate italiane che hanno preso parte all'incontro promosso dalla Fnsi sul ddl intercettazioni.



foto di  fimminariversa

Back to Basics

"Poi a volte capita che, girando l’angolo, quella strada così bella e sicura diventi all’improvviso un vicolo cieco.
Non te lo aspetti e bam. Ci sbatti contro. E il male che fa.
Cadi per terra incredulo.
Non è possibile. Non è vero.
Inizi a dare pugni fino a farti sanguinare le mani. Piangi.

Poi ci appoggi la schiena, in silenzio, e aspetti.
Inizi a pensare, a cercare un modo per tornare indietro, per ricordarti dov’era quel bivio.
Come ci sei finito qui?

Ecco. Io cercando qualcosa che mi aiutasse a ritrovarmi, un incrocio da cui ripartire, ho capito che nella mia vita di punto fermo ce n’è sempre stato uno: la musica."



Leggo lapaolina

le tue parole

baciami, adesso.
non perché devi, non perché puoi.
baciami come se fossi l'ultima cosa che fai.
baciami per crearmi le labbra, materia di sogno che potrebbe svanire.
baciami le ali dorate delle parole che porto in bocca.
le tue parole.



[Roiability compie quattro anni, auguri]

cose che non potrai conoscere

"Che sono una cosa fragile dimenticata sul balcone. Dicevi che non sopporto il vento, che mi spezzo perché ho paura, che tremo continuamente per il freddo, che non mi basta il calore interrotto dei tuoi polpastrelli."



Leggo violentafiducia

Ridere, ridere, ridere ancora.

A me mi dispiace che alcuni di voi siano scontenti dell'esito del ViadelCamp.
Io so che ho passato una giornata bellissima a ridere e mangiare e chiacchierare con un sacco di belle persone.
Grazie a tutti :*

foto di lafra
nella foto con me, Rey

Ferite

"ogni notte mentre dormi
tu non lo sai
prendo una lanterna
e tiro via il lenzuolo
e ti segno con la x ciascuna tua ferita
e le controllo mentre dormi
per vedere se per caso le hai rimarginate"



Leggo Decubito

notti nere e strade che hanno odore.

un incrocio di vie, la notte nera. caldo sulla pelle e poi sotto, in fondo.
le strade trasudano storie, e sono le nostre storie. è un odore che pizzica il naso, un ritmo che ferma il cuore e poi riparte.
il tempo insieme scavava le ore alla ricerca del giorno. nero dentro e fuori. intorno.
poi le nostre voci strette nell'abitacolo, gli abbracci caldi, la sensazione che le cose andranno sempre bene.
poi la rincorsa, la stazione deserta. e il tuo corpo lì, per me. la corsa a vuoto, e il riparo.
noi siamo iniziati lì, con la tua mano nella mia maglietta. e la notte nera intorno.

architetture #7

Imola (BO), Italia 

VIA PADOVANI

Residenze

Non guardarmi

"Ma sai, bambina: tante volte non è disonestà. E’ solo che non ce la facciamo; ci proviamo, ma. Sappiamo come si passa l’ostacolo, ma non saltiamo abbastanza in alto."



Leggo Non Guardarmi, di SirSquonk

viviamo tempi disadorni

"e invece sappiamo bene
che aprile, spontaneamente, non sarebbe tornato mai

esattamente come

i citofoni, le persone che perderemo
e le calcolatrici scientifiche."


Io leggo Poesie da Decubito

architetture #6

Lancha del Genil, Spain | 

architetture #5


NUOVA STRUTTURA PER SERVIZI A BRESCIA_LARGO FORMENTONE PIAZZA ROVETTA

ossa spogliate.





Qualche tempo fa Gommapiuma* aveva proposto che i blogger pubblicassero letture invece dei post.
Come una lettura di se stessi.
Un messaggio vocale in una segreteria telefonica infinita.
Questo è il mio.




*=cfr Gommapiuma Sto sempre qui a leggervi e non ho idea di che voce abbiate.
"a me piacerebbe che voi leggeste il vostro prossimo post, invece che scriverlo"

Comando e Controllo

Dopo il grande successo riscosso all’anteprima di New York - alla quale è seguito un partecipato dibattito insieme al regista, Alberto Puliafito, il giornalista Alexander Stille e la Prof.ssa Anna Di Lellio - e dopo i molti articoli usciti sui giornali - tra gli altri, Il Fatto Quotidiano del 7 aprile, con rimando dalla prima pagina, Il Manifesto, Liberazione, Terra,i-ITALY e addirittura la copertina dell’inserto settimanale di America Oggi - “Comando e Controllo” sbarca finalmente in Italia.

Ecco le prossime proiezioni del film o di suoi estratti commentati dal regista Alberto Puliafito:

10/04/2010, Roma, estratti - Forte Prenestino. Via Federico Delpino Centocelle. Dalle 18.00
14/04/2010, Parma, estratti - Sala Conferenze “Luigi Anedda”, via Gorizia 2/a, ore 21.00
17/04/2010, Pordenone, estratti - Festival Le Voci dell’Inchiesta, ore 19.00

19/04/2010, TORINO, ANTEPRIMA ITALIANA, PROIEZIONE INTEGRALE: Caffé Basaglia, Via Mantova 34, ore 21.00

Segnaliamo poi anche un’iniziativa che riguarda “Yes We Camp”, documentario da cui è nato “Comando e Controllo”:

17/04/2010, Pordenone, “Yes We Camp” ore 11.00 - Festival Le Voci dell’Inchiesta

non è una cosa che puoi masticare

(Qui c'è un cielo grigino e delle strade verdi e diritte, sono atterrato e ti ho pensata. Poi ho preso un orrendo caffè all'aeroporto e la smorfia della mia bocca era la tua e il ricordo rideva. L'autobus, le macchine, le persone per la strada e la tua mano che stringe calda la mia - i tuoi occhi ridenti foglie sui capelli.
Bello il tempo con te che te lo vorrei dire urlartelo scrivertelo inciderlo - sui muri i marciapiedi - serigrafarlo sulle tettoie così che col sole, ecco, col sole tutti vedrebbero la proiezione del mio
amore.
Ma poi domani (adesso) questo tempo non si può dire si può scrivere, forse, ma non pensare; non è una cosa che puoi masticare che ti possa entrare nello stomaco e uscire sotto forma di
tic tac.
Io e te siamo stati, ieri. La cosa più bella che io abbia mai avuto. Un pensiero che vorresti afferrare, come le nuvole rapide alte in cielo. E se solo potessi toccare con le mani questo nostro essere io e te, forse capirei forse. Ti direi.
Ma le nuvole corrono e se le tocchi si disfano e disperdono le nuvole, sono solo acqua.
E di tutto quello che vorrei dirti ti dico)
Sono a Vienna.


[questa è una risposta/antefatto al post amorenonesisto di violentafiducia]

latuapelle

"Te che lo sai che seppur cieca la tua pelle la riconoscerei tra tutte, solo con uno sfioro del dito, E io sono solo olfatto e tatto.
Te che mi guardi nuda e mi togli gli occhiali, che mi vuoi miope e scapigliata e mi spingi sul letto. E io sono solo un rumore sordo, che parte dal mio fondo."




Leggo LestoriediMitia : Te

una passione

(a casa mia si sente il treno che passa)

"Però riesci a farmi sembrare perfetta, nella bocca, e negli occhiali, nel corpo che lascia spazio ai margini, vai a capo, vai a capo che riesci a ritrovarmi."





Insetti sinestetici per le mie gambe di violentafiducia



[di violentafiducia ho letto anche questo]

          

Meu Portugal

amoriella

"Ti chiamavo amore come a Gianni lo chiamavo Gianni. Ma Gianni è rimasto Gianni e io, per coerenza, continuo a chiamarlo Gianni. Che magari arriverà un giorno che Gianni cambierà nome, o che magari io proverò sensazioni forti e incomprimibili per lui, così intense da considerarle amore, e allora a Gianni lo chiamerò amore. Però guarda, onestamente, questa seconda ipotesi io la vedo poco probabile. (...) "



Leggo Le Stagioni dell'Amore, di Clockwise
per il CollettivoVoci


[credits a clock per il titolo]

(eternami)




Da un’idea di Hook
nata qui
testo di Patrizia Valduga)

architetture #3


Casa_harry__4__normal
© René Riller. Tutti i diritti riservati
Aggiunta il 11 Marzo 2010
Casa_harry__6__normal
© René Riller. Tutti i diritti riservati

Laces (BZ), Italia

Haus Tankwart



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silenziosamente

Ci sono cose che si rompono e non se ne accorge nessuno.
Cose che si spezzano dentro, che fanno male, profondamente male, eppure non se ne accorge nessuno.
Come se la superficie delle cose rimanesse immutata.
Come se il processo fosse così lento da non accorgersene, quasi.



Leggo Nemo, Le Cose che accadono senza Far Rumore

architetture #4

01

© Shun Hirayama. Tutti i diritti riservati
Aggiunta il 03 Marzo 2010

16
PHOTO: Katsuhisa Kida-FOTOTECA
© Shun Hirayama. Tutti i diritti riservati
Aggiunta il 03 Marzo 2010


03
PHOTO: Daici Ano
© Shun Hirayama. Tutti i diritti riservati
Aggiunta il 03 Marzo 2010



Kanagawa, Japan 

Les Aventurier



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