di matite spuntate e altri oggetti inservibili.

però non si può.
non si può lasciare una cosa nel non finito dai.
anche con tutta l'indolenza del mondo, mica si può.



anche sapendo che non poteva funzionare, anche sapendo che fa male, anche sapendo che è sbagliato e brutto e cattivo.
o almeno, io no.
io mica ci riesco.
è una forma di autolesionismo, ma vedere che poi le cose si risolvono e guariscono da sole da più sollievo che star lì a fantasticare sui mille modi in cui sarebbero potute marcire. o fiorire.


che poi se riuscissi a convincermi che sarebbero marcite, forse. e invece ti aspetti sempre che vada bene. come la primula che quando si è ammalata e morta io mica ci credevo. stavo lì, aspettavo. dicevo: massì, ora passa.
che poi ora che ci penso, l'ho abbandonata su quel balcone. alla fine è colpa mia.

però nei sogni, nell'immaginazione, mica ce la fai a immaginare che lui ti dica: guarda, no.
che siete lì, cogli amici, e lui ti ignora.
nei sogni non va così, mai.

e forse per questo ci vuole la vita.
per educare i sogni.

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