Weekend Musicale
è cominciato così, questo weekend.
che è un venerdì sera e tu pensi "pfiù, anche questa settimana è passata" e vorresti solo infilarti tra le coperte e passare così, immobile, tutto il weekend, e poi ti dici "checcavolo, voglio fare qualcosa, divertirmi, uscire!" e così, tac, ti arriva l'invito giusto, al momento giusto.
E' Zurigo Turismo, che ti offre una meravigliosa serata di musica classica a LaVerdi, così, per diffondere la notizia che quest'inverno ci sono dei fantastici pacchetti per andare a sentire i concerti della Tonhalle.
D'accordo, accetto!
Vestitino color panna comprato in quel di Parigi (ahh... Parigi!), stivale nero sobrio (giuro) e un accompagnatore vestito di tutto punto, sono lì in tempo per rubare un pacchettino di Emmental promozionale (buono, soprattutto a stomaco vuoto! :) ).
L'atmosfera d'altri tempi, gli anziani signori che arrancano all'ingresso per non perdere l'inizio, le chiacchiere composte delle coppie nel foyer.
L'Orchestra Sinfonica di Milano conserva il suo contegno e il suo fascino austero.
Il luogo ha un gusto sobrio e favolesco, un teatro nel cuore di Milano, incastonato su un'arteria uscente, ascolta i navigli senza affrontarli direttamente, si attesta nel tessuto cittadino pur non essendone allineato. Un protagonista umile.
La musica arriva subito, l'orchestra vive, respira, il direttore muove gli archetti a un sol tempo, il teatro tutto risuona e freme di vigore. Ma poi.
Poi il rosso e il fervore e il dialogo appassionato.
Un violino, quello di Rahel Rilling, e un violoncello, guidato da Dàvid Adorjàn, trionfano.
Dialogano solerti, si ammiccano, combuttano, poi celebrano, insieme, il meraviglioso brano di Brahms.
Esperienza mistica, questo dialogo amoroso (verrebbe da dire, a noi profani, a noi che nulla sappiamo delle sottili logiche nascoste dietro le note) inebria, incanta.
Si chiude, applausi, applausi. E ancora, applausi.
Seguirà una parte di Schubert (l'orchestra non me ne voglia) piacevole ma non altrettanto spettacolare.
Il mio cuore è rimasto lì, nell'impeto di quel giovane violino femminile, nello sferzo delle braccia che inseguono le corde del violoncello.
La città, dopo quelle armonie, non è più la stessa.
Le luci, l'aria ferma, il silenzio e le voci. Un'altra cosa.
Armonie nascoste, una pace dentro, uno stato di grazia.
Dopo tale maestosa manifestazione d'arte, un silenzio d'un giorno era più che necessario.
Avrei creduto anche più. Avrei lasciato volentieri sedimentare i motivi, gli attimi fermati, le impressioni di una serata musicale d'autunno ancora a lungo.
Eppure.
Eppure stasera esco alla ricerca di un pasto frugale, qualcosa con cui riempire lo stomaco prima del necessario riposo pre-settimanale.
E invece il mio weekend aveva in serbo per me ancora sorprese.
Passo dall'enosud, circolo milanese nascosto sotto la sede di Radio Popolare, conosciuto ai più per le serate di musica etnica, l'atmosfera casalinga, il bigliardino, il giardino in cui vociare per poi essere zittiti dagli speaker.
Quello che io non ricordavo, è che la domenica sera c'è la Jam Session.
E quello che avrei dovuto sapere (perchè sono iscritta alla newsletter e loro queste cose te le dicono) è che stasera c'era una festa di compleanno alle 22.
E così sono arrivata alle 20:45 e mi ha accolto un silenzio sospettoso.
Scendo, trovo Claudia e il Dege e penso "ok, tutto normale".
Però niente musica, umh.
"Ecco, sì, non è ancora cominciato"
"ma cosa?" scendo dalle nuvole, chiaramente.
"La festa, alle dieci"
"Ah, umh, sì. Ma posso mangiare?"
"Sì, ci sono i primi"
"Il farro con la zucca e il Vermentino" Ottimo vermentino, assaggiare per credere.
Mangio, chiacchiero, rubo anche un pezzo di pizza, poi piano piano arrivano le genti, alcuni invitati in anticipo, alcuni amici lì per far chiacchiere.
E quando il bicchiere di vino è già il secondo e c'è stato anche un tentativo di Crème Brulée (di cui vi racconterò) ecco, allora, a sorpresa, iniziano.
E sono, bravi, eh.
E parecchio.
Pianoforte, sax, violino, percussione (non me ne voglia, non saprei dire cosa fosse) e armonica. o sax. non s'è capito, quel tipo suonava di tutto.
Insomma: bella musica, ma tipo che mi sembrava di stare in un film di Woody Allen. In una New York d'altri tempi. Una roba davvero inaspettata. E bella. Tanto, eh.
E attorno chiacchiere di viaggi lunghissimi, di città che dovrebbero amarti e che invece ami tu per necessità o pigrizia, di incontri voluti o capitati e di conoscenze disperse e ritrovate.
Ah, che bel weekend.
Sono quasi contenta che sia finito, tanto è stato bello. :)
Buona settimana a tutti.