arretratezze architettoniche.

L'architettura italiana è come il cinema italiano: ha una grande tradizione, anche recente, ma al momento non vende, non affascina il pubblico globale, non si proietta nei multisala dei centri commerciali.
Ci sono delle eccezioni, Roberto Benigni come Renzo Piano: due artisti un po' spompati che hanno dato il meglio prima di diventare tanto popolari in America. In entrambi i campi abbiamo i nostri classici, come Federico Fellini e Carlo Scarpa, di cui potete aspettarvi una retrospettiva al MoMA.
La questione strategica è come separare il declino materiale e culturale del paese dalle possibili fortune di almeno una parte dell'architettura. Una ipotesi è rendere una parte della produzione architettonica indifferente al declino, oppure rendere il declino interessante dal punto di vista estetico (come in certi momenti sembra proporre Stefano Boeri). In entrambi i casi ci vuole un'architettura non troppo ricca, complicata, e dipendente da sistemi sofisticati, che in un paese arretrato rischierebbe di essere la parodia di quella dei paesi di punta.


da un'intervista a Francesco Garofalo: architetto, critico e professore universitario a Pescara

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