the week is over.
di nuovo borges.
questa città sembra diventare sempre di più il mio sogno letterario.
è il labirinto della bilitoeca di Babele, dove compri una tessera telefonica in un negozio di caramelle.
ed è la cella protetta dalla luce dalla quale sola è possibile concepire il divino, tunnel segreto invaso di acqua gelida, che sembra percorrere le viscere della terra.
questo ho percorso oggi, nella City of David, il percorso attraverso il quale gli abitanti della Gerusalemme sotto assedio Babilonese si rifornivano d'acqua (e di viveri) e che gli permise si resistere.
Poi la città vecchia, a partire dal quartiere ebraico, interamente ricostruito dopo l'acquisizione da parte di Israele di quella terra (a seguito della guerra del 1967), su per i tetti fino al confine col quartiere armeno, il mercato arabo, arteria che sfocia nella porta di Jaffa.
poi un secondo a sgranchire le gambe (io italiana, Clea brasiliana, Becky israelo-canadese) tutte a casa di Noam, il riparo multilingue e multisesso (un gay e una lesbica condividono con lui l'appartamento) carico di storia comunista e proletaria (lì era la sede per partito comunista israeliano, lì l'associazione per i lavoratori).
poi cena, nel locale bellissimo in cui ho assistito al concerto blues l'altra sera (prima o poi caricherò le foto): shkshuka. (uova pomoori peperoni e chissà cos'altro: io sentivo solo piccante)
ora però basta.
domani c'è pianificata una Tel Aviv (indecisa, per ora).
O forse no.
ma restare a casa è forse più faticoso che restare.
oddio, voglia di buttarmi sul divano di qualcuno ce l'ho.
we'll see.
per ora, almeno, la settimana è finita.
1 commento:
bello, molto.
esperienze che stimolano racconti che stimolano ascolto che stimola interesse.
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