Lingua ebraica
Per lingua ebraica (in ebraico israeliano: עברית, ivrit) si intendono sia l'ebraico biblico (o classico), sia l'ebraico moderno, lingua ufficiale dello Stato di Israele, che conta circa 7 milioni di locutori. Generalmente quello biblico e quello moderno sono considerati come due stadi evolutivi diversi di una stessa lingua (per quanto vi siano a volte difformità notevoli tra lingua antica e contemporanea). L'ebraico è una lingua semitica, e perciò appartenente alla stessa famiglia che accoglie anche le lingue araba, aramaica, amarica, tigrina, ed altre. Per numero di locutori, l'ebraico è la terza lingua semitica dopo l'arabo e l'amarico.
Il nome della lingua
Nella Tanach (תנ"ך , abbreviazione di Torah, Neviim e Ketubbim, "Legge, Profeti e Scritti") viene ricordato il nome Eber (עבר), attribuito ad un antenato del patriarca Abramo (Genesi 10, 21). Sulla stessa radice, nella Bibbia ricorre più volte la parola עברי (ivri, "ebreo"), sebbene la lingua degli Ebrei nelle Scritture non venga mai detta ivrit a significare "ebraico".
Per quanto il testo più famoso mai scritto in ebraico sia la Bibbia, il nome della lingua impiegata per la sua redazione non vi viene menzionato. Comunque, in due passi delle Scritture (Il Libro dei Re II, 18, 26 ed Isaia, 36, 11), si narra di come i messi del re Ezechia chiedessero a Ravshaqe, l'inviato del re assiro Sennacherib, di poter parlare nella "lingua di Aram" (ארמית aramit) e non nella "lingua della Giudea" (יהודית yehudit). Tale richiesta era volta ad evitare che il popolo, il quale apparentemente non doveva comprendere la prima, potesse capire le loro parole. È dunque possibile che il secondo termine ricordato possa essere stato il nome attribuito allora alla lingua ebraica, o quantomeno quello del dialetto parlato nell'area di Gerusalemme.
Oggi la lingua della Bibbia viene denominata "ebraico biblico", "ebraico classico", o anche, negli ambienti religiosi, "lingua santa". Ciò, al fine di distinguerla dall'ebraico della Mishnah (dagli studiosi detto anche con un'espressione ebraica לשון חז"ל, leshon hazal, la "lingua dei saggi"), che rappresenta un'evoluzione tarda dell'ebraico nel mondo antico.
Storia
Originariamente, quella ebraica fu la lingua utilizzata dagli Ebrei quando ancora vivevano in maggioranza in Medio Oriente. Si stima che circa 2000 anni fa l'ebraico cadde in disuso come lingua parlata, venendo sostituita dall'aramaico.
In ebraico furono scritti gran parte dei libri della Bibbia, tutta la Mishnah, la maggior parte dei libri non canonici e gran parte dei Manoscritti del Mar Morto. La Bibbia fu scritta in ebraico biblico, mentre la Mishnah fu redatta in una varietà tarda della lingua, detta appunto "ebraico della Mishnah". Ad un certo punto durante il periodo del Secondo Tempio, o poco dopo di esso (non esiste consenso in merito tra gli accademici), la maggior parte degli ebrei interruppe l'uso quotidiano dell'ebraico come lingua parlata. Centinaia di anni dopo il Secondo Tempio, quando l'ebraico era stato già abbandonato, il Talmud venne composto in aramaico. Nonostante ciò, vi sono indizi secondo i quali ancora nell'VIII secolo della nostra era, la lingua parlata a Tiberiade dai massoreti era l'ebraico.
Nei secoli seguenti, gli ebrei della diaspora continuarono ad adoperare questa lingua solo per le cerimonie religiose. Nella vita di tutti i giorni, gli ebrei si esprimevano invece in lingue locali o in altre lingue ebraiche come lo yiddish o il ladino, nate dall'incontro tra l'espressione ebraica e altre lingue, spesso scritte con l'alfabeto ebraico.
Inoltre, anche quando l'ebraico non rappresentò più la lingua parlata, esso continuò a fungere di generazione in generazione, durante tutto quello che viene detto il periodo dell'ebraico medioevale, da strumento principale di comunicazione scritta degli ebrei. Il suo status tra gli ebrei allora era analogo a quello del latino in Europa Occidentale tra i cristiani. Ciò soprattutto in questioni di natura halachica: per la stesura dei documenti dei tribunali religiosi, per le raccolte di halakhot, per i commenti ai testi sacri ecc. Anche la stesura di lettere e contratti tra ebrei veniva spesso effettuata in ebraico; poiché le donne leggevano l'ebraico ma non lo comprendevano perfettamente, la letteratura halachica ed esegetica loro destinata nelle comunità ashkenazite veniva scritta in yiddish (si pensi ad esempio al testo Tseno Ureno). Anche le opere ebraiche di natura non religiosa o non halachica, venivano composte nelle lingue degli ebrei, o in lingua straniera. Ad esempio, Maimonide scrisse il suo Mishne Torah in ebraico, mentre la sua famosa opera filosofica La Guida dei Perplessi, destinata agli eruditi del suo tempo, fu composta in giudeo-arabo. E comunque, le opere di soggetto laico o mondano venivano ritradotte in ebraico, se di interesse per le comunità ebraiche di altra lingua, come appunto nel caso della Guida dei Perplessi. Tra le famiglie più famose ad essersi occupate di traduzione dal giudeo-arabo all'ebraico durante il Medioevo furono gli Ibn Tibbon, un famiglia di rabbini e traduttori attiva in Provenza nel XII e XIII secolo.
L'ebraico entrò nella sua fase moderna con il movimento dell'Haskalah (l'Illuminismo ebraico) in Germania ed Europa Orientale a partire dal XVIII secolo. Sino al XIX secolo, che segnò gli inizi del movimento sionista, l'ebraico continuò a fungere da lingua scritta, soprattuto per scopi religiosi, ma anche per altri vari fini, quali filosofia, scienza, medicina e letteratura. Nel corso di tutto il secolo XIX l'uso che dell'ebraico si fece a fini laici o mondani andò rafforzandosi.
Contemporaneamente al movimento del risorgimento nazionale, iniziò anche l'attività volta a trasformare l'ebraico nella lingua parlata della comunità ebraica in Terra d'Israele (lo yishuv) e per gli ebrei che immigravano nella Palestina Ottomana. Il linguista ed entusiasta che diede attuazione pratica all'idea fu Eliezer Ben Yehuda, un ebreo lituano che era emigrato in Palestina nel 1881. Fu lui a creare nuove parole per i concetti legati alla vita moderna, che nell'ebraico classico non esistevano. Il passaggio all'ebraico come lingua di comunicazione dello yishuv in Terra d'Israele fu relativamente rapido. Parallelamente l'ebraico parlato venne sviluppandosi anche in altri centri ebraici dell'Europa Orientale.
Con la costituzione del governo mandatario britannico nel paese, l'ebraico fu stabilito come terza lingua ufficiale, al fianco dell'arabo e dell'inglese. Alla vigilia della costituzione dello Stato di Israele, essa era già la lingua principale di tutto lo yishuv ebraico, e lingua di studio nei suoi centri di formazione.
Nel 1948, l'ebraico diventò la lingua ufficiale di Israele, insieme all'arabo. Al giorno d'oggi, pur mantenendo un legame con l'ebraico classico, l'ebraico è una lingua che viene usata in tutti i campi della vita, incluse scienza e letteratura. Al suo interno sono confluiti influssi provenienti dallo yiddish, dall'arabo, dal russo e dall'inglese. I locutori di ebraico israeliano sono circa 7 milioni, dei quali la stragrande maggioranza risiede in Israele. Grossomodo una metà sono locutori nativi, cioè di lingua madre ebraica, mentre il restante cinquanta per cento possiede l'ebraico come lingua seconda.
Sulla scorta della tradizione europea, che trova la sua prima espressione nella costituzion dell'Accademia della Lingua Francese, anche in Israele esiste un organo ufficiale che detta lo standard linguistico: l'Accademia della Lingua Ebraica. Sebbene la sua influenza reale sia limitata, essa opera con forza di legge. L'istituto si occupa principalmente di creare nuovi termini e nuovi strumenti lessicali e morfosintattici, attraverso decisioni che sarebbero vincolanti per gli organi istituzionali e le strutture scolastiche statali. Nei fatti, gran parte delle sue decisioni non vengono accolte. Lo sviluppo del settore dei dizionari d'uso corrente nell'Israele degli anni '90, ha prodotto alcuni dizionari e lessici che attestano invece la lingua ebraica israeliana reale, e che rappresentano una fonte di autorità alternativa all'Accademia della Lingua Ebraica.
Gli ebrei ortodossi non accettarono inizialmente l'idea di usare la "lingua santa" ebraica per la vita quotidiana, e tutt'oggi in Israele alcuni gruppi di ebrei ultra-ortodossi continuano ad usare lo Yiddish per la vita di ogni giorno.
Le comunità ebraiche della diaspora continuano a parlare altre lingue, ma gli ebrei che si trasferiscono in Israele hanno sempre dovuto imparare questa lingua per potersi inserire.